Perché non scrivi più?

Qualcuno, nell’ultimo periodo, mi ha chiesto:

Perché non scrivi più?

Sinceramente?  Negli ultimi due anni, di parole ne abbiamo sentite e dette molte, troppe. Più o meno sensate, più o meno appropriate, più o meno (sempre meno) logiche.

Lavorando in questo settore, ho sentito il dovere di mettere la mia comunicazione in stand by, innanzitutto per fare chiarezza a me stessa sul ruolo che ha chiunque faccia il mio mestiere. In fondo, ho sempre pensato che comunicare sia una responsabilità.

Oggi, dopo due anni, alzo bandiera bianca e ammetto la mia resa.

Non ci capisco più nulla del nuovo mondo in cui siamo ed ho sempre più l’impressione che chiunque lavori nel mio ambito, debba porsi dei dubbi prima di scrivere/lanciare, dato che spingendo in una direzione piuttosto che in un’altra, possiamo cambiare la vita alle persone. Nel bene e nel male, in modo leggero o pesante. E quello che per noi è il bene, per qualcun altro è il male. 

Alcuni clienti mi hanno chiesto di promuovere la campagna vaccinale, altri di non parlarne e mi sono resa conto di quanto ogni mia parola e virgola potesse spingere in una direzione piuttosto che in un’altra.

Personalmente, non ho trovato alcuna logica nella narrazione di Stato e ho comunque trovato molti buchi anche nella cosiddetta “Contro-informazione”. In entrambe le versioni, ho letto mistificazioni ed assolutismi da venditori di materassi per corrispondenza più che da persone responsabili che stanno lavorando per il bene della comunità. Sembrava che l’unico obiettivo fosse tirare acqua al proprio mulino.

E dopo due anni di tira e molla, mi guardo attorno e vedo solo cattiveria, divisione, invidie e pregiudizi; ho l’impressione di non capire più le persone. Tutto è diventato fluido, mutevole. E finto.

Ancor più, devo ammettere di essere entrata in una crisi profonda rispetto al mondo dei social.

Cosa comunicare, quando non c’è nulla da dire? Quando tutto è il contrario di tutto. Quando ogni affermazione, decisione, previsione cambia di continuo. Quando da un lato ci dicono che va tutto bene e dall’altro ci sono imprese che chiudono, famiglie che non possono più mantenersi, incertezza e paura ormai diffuse ad ogni livello.

Perché parliamoci chiaro, ci hanno raccontato che con i vaccini saremo tornati a vivere, “L’Italia rinasce con una primula“, ci hanno detto, ma in realtà…. col cavolo. E’ stata uno dei tanti proclama, forse solo quello più evidente, che ci hanno propinato, non si sa se in buna o cattiva fede. Sta di fatto che nemmeno questo ha raggiunto l’obiettivo preposto: restituirci uno straccio di normalità ( e non vaccinare anche i granelli di sabbia, come invece sembrerebbe).

Nulla sarà più come prima“, ci dicono oggi.

Forse per qualcuno è un bene, per quanto mi riguarda non è così. Se il futuro che ci prospettano è fatto di mascherine, distanziamento, paura e sospetto, se lo possono tenere.

Tutto ciò che ci viene prescritto oggi è innaturale e non si limita a creare una distanza fisica, ma anche -e sempre più – psicologica fra le persone. Le mascherine potrebbero tenere lontano il virus, ma incidono sui nostri comportamenti in modo molto più profondo, facendoci interiorizzare fin da piccoli che dobbiamo tenere la bocca chiusa e obbedire.

E il distanziamento non agisce solo a livello fisico, ma scava dentro di noi e agisce sul piano psicologico. Mai come oggi ci sentiamo lontani, anche quando siamo seduti allo stesso tavolo, quando chiacchieriamo con gli amici, con i colleghi o con i familiari. Ormai, da alcune persone che fino a ieri consideravamo dei pilastri della nostra esistenza, ci separano anni luce.

La paura come driver

Ho visto coppie dividersi, familiari che non si parlano più tra loro, commenti acidissimi, cattiverie gratuite e deliberate. Tutto ciò con un’unica giustificazione: la paura, l’unico profondo driver che riesce inesorabilmente ad ottenere risultati.

E di paura, in questi due anni, ne è stata seminata a piene mani.

Come vedo il futuro? Mi limito a pensare che dietro ad ogni grande crisi esistono sempre delle enormi possibilità. Sta a noi immaginarle, seminarle, coltivarle e farle crescere.

Avanti tutta. 💪🏻

 

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